Saranghi

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La leggenda vuole che il Saranghi nasca in tempi antichi (attorno al XVI secolo), quando un medico vagabondo, stanco si sdraiò sotto un albero nella foresta per riposare e venne svegliato da un suono lontano, che sembrava provenire dal vento che soffiava sulla pelle di una scimmia morta e appesa tra i rami dell'albero. Ispirato da questo evento costruì il primo Saranghi. Il Saranghi è uno strano e antico parente del violino europeo e come esso è estremamente espressivo e difficile da suonare. Il suo nome significa “centinaia di colori”, a indicare la gamma, la profondità e l'acutezza del suo suono che sembra esprimere "i sentimenti e i pensieri dell'animo indiano". Il Saranghi è una cassa di legno piatta, ricavata da un singolo pezzo di legno, solitamente cedro, con tre corde di budello (do-sol-do) e un'ordinata tavola laterale con un numero variabile di corde di risonanza in acciaio assicurate a chiavi laterali. La parte più bassa della cassa, che è lievemente svasata con un manico corto e robusto, è ricoperta da una tavola armonica di pelle ed ha ponti in osso o avorio. Lo strumento si tiene verticalmente sulle gambe, appoggiato al collo e le corde vengono bloccate non con i polpastrelli, ma con le unghie. La polvere di talco è usata sulle mani per facilitare lo scivolamento sullo strumento. Esistono numerose varietà di Saranghi, a seconda della provenienza storica e geografica. E’ diffuso in tutta l'area del Nord dell'India, del Pakistan e dell'Afghanistan.